Cogito ergo sum. E soffro.


Aggirandomi tra i rassicuranti e caldi scaffali della Feltrinelli, mi sono imbattuta in questo libro.

Mi ha fatto sorridere, sia per il titolo che per l’immagine. E fare ‘sì’ con la testa, al suo cospetto.

 

Il titolo mi ha rimandato a vecchi ricordi liceali, dove la frase cogito ergo sum [penso dunque sono] rimane una delle tre cose di filosofia che ancora ricordo. Pronunciate da Cartesio, quelle tre parole latine stavano a delineare il concetto che siamo sicuri di esistere solo perché siamo sicuri di pensare. I vivi pensano per forza e se pensiamo siamo per forza vivi. Così, si era risposto Cartesio al dilemma ‘come facciamo ad essere sicuri che siamo vivi?’

Parafrasando questa massima, Giorgio Nardone, psicoterapeuta di orientamento breve-strategico scrive il suo Cogito Ergo Soffro.

Perché se è vero che il pensiero ci dà una prova [tangibile?] della nostra esistenza, tant’è vero che a volte pensare fa male.

Pensare troppo fa male.

Ho comprato subito questo libro perché sono una rimuginatrice seriale.

Siamo tutti diversamente sani, l’hanno detto un po’ tutti, dal grande Winnicott che disse ‘saremmo davvero poveri se fossimo solo sani’ allo Stregatto che se la rideva sotto i baffi dicendo che ‘qui siamo tutti matti’.

Sono di quell’avviso anch’io e faccio outing dicendo che se mi devo riconoscere una sfumatura patologica mi appioppo quella della rimuginazione ossessiva.

Ecco perché ho sorriso di fronte al titolo, all’immagine, al libro in toto e l’ho comprato subito.

Ero scettica, come sempre, in merito al titolo accattivante. Un po’ per il mio personale algoritmo ‘tanto più un titolo è accattivante, tanto più sarà deludente il contenuto’.

Sono lieta di annunciare un’eccezione alla regola.

Il libro si presenta inizialmente come un ragguaglio di filosofia, per brevi importanti tappe dell’evoluzione del pensiero filosofico, citando gli autori più incisivi. Prosegue con una spiegazione fruibile da tutti su come funziona La Malattia del Dubbio, per i più informati in materia, il Disturbo Ossessivo Compulsivo.

La spiegazione è semplice, ricca di esempi chiari.

La terza parte è una carrellata di casi clinici del Dubbio, con relativi stralci di colloquio terapeutico.

E’ da leggere tutto, sia da parte di professionisti che da parte di persone con quel tarlo nella testa che non passa, ma riporto ad ogni modo il passaggio più illuminante.

 ‘…si deve mettere in discussione la domanda [la domanda ossessiva che il paziente si fa ripetutamente, mettendosi sempre in dubbio n.d.r] piuttosto che la risposta.

La risposta più usuale alla domanda strategicamente orientata posta è ‘Credo che non ci sia una risposta del tutto rassicurante e che valga per sempre’

E la domanda successiva sarà: ‘Ma se lei ha dei dubbi a cui non è possibile dare una risposta esatta e definitiva, ma cerca comunque di trovarla, giungerà a rassicurarsi o ad angosciarsi ancora di più?’

 

 Dott.ssa Sabrina Franzosi – Psicologo Bologna



Dott.ssa Sabrina Franzosi Psicologa Psicoterapeuta - Studio Privato in Viale Oriani, n° 39- 40137 Bologna - Tel. 339.3643877 E-Mail: info@sabrinafranzosi.it

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