Gemelli.


odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai. Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento. Catullo’

Penso che per comprendere meglio la situazione e le difficoltà che i gemelli possono incontrare durante loro vita psicologica durante il loro sviluppo- ma anche i vantaggi della loro situazione- sia utile ricordare biologicamente il loro concepimento.

 

Com’è noto, i gemelli si distinguono in eterozigoti e monozigoti. I gemelli eterozigoti nascono dalla fecondazione di due cellule uovo da parte di due spermatozoi, e la fecondazione può anche avvenire in due diversi momenti a distanza l’uno dall’altro, a volte anche a distanza di alcune settimane.

Gli embrioni che si sviluppano da questa fecondazione avranno patrimoni genetici simili a quelli di due sorelle o fratelli non gemellati, cosicché la coppia vedrà gemelli costituzionalmente diversi tra loro, sia nelle caratteristiche fisiche che psichiche, anche se le probabilità di somiglianza somatica potrebbero aumentare rispetto a fratelli e sorelle non gemelli.

I gemelli omozigoti invece sono identici perché il patrimonio genetico è lo stesso per entrambi: sono concepiti, infatti, all’interno della stessa cellula fecondata, cioè dello stesso embrione che si duplica e si divide in due parti.

Possono verificarsi, durante la creazione dei due feti identici, errori genetici: fortunatamente, alcune anomalie accadono raramente (uno su parecchie decine di migliaia di nascite).

Un esempio è dato dai gemelli siamesi che nascono uniti per una parte del corpo: circa i tre quarti di tutti i gemelli siamesi muoiono durante la gravidanza o nelle prime ore successive al parto. In moltissimi casi la chirurgia odierna è in grado di risolvere la separazione (nel caso in cui i due corpi siano già stati partoriti), ma un tempo costituiva un intervento piuttosto difficile. Nel disgraziato caso in cui i due corpi abbiano in comune diversi organi interni (cuore, polmoni, fegato o l’intestino), spesso questi non riescono a vedere la luce. Nell’evenienza in cui, invece, abbiano in condivisione ‘soltanto’ una parte del dorso, attualmente la chirurgia sarebbe in grado di effettuare la separazione. Non conosciamo ancora il meccanismo di tale disfunzione biologica: potrebbe accadere che una cellula uovo sia stata fecondata, ma che non completi il processo di separazione dei due gemelli identici. Un altro aspetto ancora da scoprire è il perchè i tre quarti di tutti i gemelli siamesi siano femmine.

Un caso interessante è proprio quello da cui si è iniziato a denominare questa situazione con il termine ‘siamese’: la storia di Clang ed Eng Bunker.

All’inizio del 1800, questi due gemelli omozigoti nacquero in Siam paese che oggi è diventato la Tailandia. Avevano in comune una parte anatomica che li teneva uniti dallo sterno sino all’ombelico. Lavoravano negli spettacoli del Circus di P. T. Barnum, quando si trasferirono negli Stati Uniti e si esibirono in pubblico per diversi anni. Riuscirono poi a diventare imprenditori coltivatori nel North Carolina, dove entrarono in possesso di diversi schiavi. Sposarono le due figlie di un reverendo e decisero di vivere in due case diverse tre giorni per ciascuno: pensate, in totale, ebbero ventidue figli!

I Bunker si erano fortemente organizzati in modo che ciascuno di loro prendesse rigorosamente tutte le decisioni, naturalmente non potendo rinunciare all’altro al ritmo di ogni tre giorni. Possiamo immaginare come si svolgesse la loro vita includendo quella intima! Pur di sopravvivere, si organizzavano sempre meglio perché dovevano considerare che per loro avrebbe costituito un fortissimo azzardo subire un intervento chirurgico per separarsi, anche se varie volte furono tentati  di correre il rischio. Camminavano come un unico corpo, abbracciati, e si muovevano con l’armonia che l’anatomia di entrambi richiedeva per mantenere lo stato di attaccamento dei loro corpi.

Solitamente il problema organico principale dei gemelli siamesi è cardiocircolatorio. Una polmonite, colpì uno dei due fratelli, Clang, causandogli la morte nel sonno, per la complicazione di un problema al cuore.  L’altro fratello, Eng, sentì che sarebbe morto entro quindici minuti, in realtà avvenne dopo tre ore. Gli era stato proposto dal medico che intervenne subito, di separarsi dal fratello data la situazione, ma Eng decise di lasciarsi morire con Clang.

I gemelli monozigoti, in genere, crescono in un’atmosfera psicologica piuttosto confusiva che agevola senza troppe tensioni il loro inserimento nei meccanismi della vita quotidiana.

Molti indizi rilevati da medici neurochirurgi, psicologi clinici e psichiatri hanno suggerito la presenza di un tessuto comune che permetta una sorta di collegamento psichico tra i due cervelli. Uno dei primi video che ritrae gemelli omozigoti, mostra una bambina gemella che inizia a piangere disperata, quando l’altra viene punta con un ago per un prelievo di sangue, nonostante lei non avesse visto la reale puntura.

Tra i sistemi cognitivi dei gemelli sembra avvenga una sorta d’incrocio che consenta di completare un discorso intrapreso da uno e continuato dall’altro, non essendoci stato alcun accordo precedente.

Mentre nella  psicologia dei gemelli sembra che regni il senso delle idee del doppio, funzionamento mentale che appare introiettato molto profondamente: il gemello appare come copia dell’altro.

Nella mia esperienza sui gemelli identici ho rilevato che questo incrocio del pensiero di entrambi funzionasse mentalmente come se loro pesnassero questo: ‘se non sento me stesso, posso passare a come si sente il mio gemello… tra poco posso tornare a sentire me stesso’.

In altre parole, i gemelli -in particolare monozigoti- si sentono come un Io-noi e non si pensano mai individui separati. L’altro è un interlocutore interiorizzato sempre presente, anche fisicamente, che lo ama e questo garantisce la non solitudine, ma anche un vissuto di soffocamento e di prigionia. Gli studi sulla formazione del Sé dei gemelli identici mirano a comprendere cosa essi intendano quando si esprimono con ‘io, sono..’, quale misteriosa connessione potrebbe influenzare le loro esperienze: uno di loro avverte la differenza di uno stimolo che gli proviene, oppure, come ho detto, lo sente comunque come proprio perché percepisce l’altro come alternativa di se stesso. In questo caso, ci sarebbe una sorta di esperienza condivisa, che metterebbe a dura prova il concetto di singolo individuo, come siamo abituati ad immaginarlo. Quasi tutti i gemelli dichiarano di provare per l’altro grande amore, ma altre volte la convivenza sembra metterli in grande difficoltà, per non dire che l’ambivalenza, (amore-odio), non è mai tanto forte come nei gemelli, sebbene tenuta sotto controllo e il più delle volte rimossa.

Ne consegue che i sentimenti sono molto ambivalenti e riguardano soprattutto l’indipendenza, l’autonomia e la loro reciproca dipendenza, che viene vissuta come eterna. I fratelli siamesi indicano, come altri esempi che possiamo trarre dalla letteratura medica, come il superamento di quest’attaccamento li abbia condotti ad aumentare il coraggio e la motivazione alla vita per mezzo di un’organizzazione forte e uno stile esistenziale possibile abbastanza soddisfacente,  relativi alla loro inevitabile e irreversibile situazione.

Ciò non riguarda però tutti i gemelli identici.

[Pani] Tanti anni fa Chiara, una gemella identica di circa venticinque anni, venuta in terapia per trovare la propria identità singola, dovette, dopo pochi mesi, interrompere il trattamento perché la sorella Maria che risiedeva in Puglia, si ammalò gravemente: una malattia autoimmune seria come il morbo di Crohn (un’enterite cronica regionale infiammatoria che provoca il sanguinamento dell’intestino): sembrava un chiaro messaggio dell’ammalata Maria alla gemella Chiara, che aveva ‘osato’ venire a Bologna e cercare lo psicoanalista.

Tale osservazione era supportata dalla sorella stessa, Maria sofferente, rimasta in Puglia in uno stato di vissuto totalmente abbandonico che scongiurava Chiara, venuta a Bologna, telefonandole: ‘non posso vivere senza di te, ti prego … torna da me!’

Tornando ai gemelli eterozigoti, non identici, mi è stato chiesto più volte come stabilire chi dei gemelli sia il più grande. Molti genitori eruditi da alcuni ostetrici, pensano che il primogenito sia il secondo in ordine di nascita perché dovrebbe essere stato il primo a essere concepito: ma quest’affermazione non trova basi scientifiche. Personalmente mi appare come un problema puramente legale, perché deve comunque essere assegnata una primogenitura che, in alcuni casi, può essere di fondamentale importanza (un esempio eclatante è dato dalle dinastie reali). I gemelli monozigoti per forza devono essere stati concepiti insieme, ma  restando comunque la necessità di dover assegnare la primogenitura, si segue questa convenzione.

Mi viene domandato spesso se sia bene che i genitori vestano in modo identico i gemelli identici.

Non so certo rispondere con precisione. Penserei che non sia un problema vestire allo stesso modo perché il monozigote si accorge presto di essere gemello, perché, vedendo il fratello simile a se stesso, cioè come il gemello si percepisce: è come se egli si guardasse allo specchio dopo ovviamente la fase dell’auto-riconoscimento allo specchio (circa prima di un anno di vita). Si crea in tal caso una sorta di ego-sintonia che significa che il soggetto non vede l’altro se è uguale a se stesso, ma viene come dato per scontato. Se a Firenze, per esempio, qualcuno imitasse perfettamente la parlata fiorentina, ovviamente provenendo da un’altra regione, come Bari, i fiorentini non se ne accorgerebbero perché risulterebbe a loro un modo di parlare egosintonico.

I gemelli omozigoti non possono fare a meno di confondersi l’uno nell’altro. Come ho ipotizzato sopra, si tratta di una coppia Io-Noi. Soltanto quando diventano grandi, maturano il senso psicologico della distinzione, possono e vogliono riconoscersi anche separati l’uno dall’altro e pertanto, mi sembra inutile prima di quel tempo, insistere sulla differenziazione della coppia: non ha senso negare che coppie di sorelle o fratelli siano uguali! In un secondo tempo, quando i gemelli hanno maturato maggior coscienza del Sé, desidereranno essi stessi, spontaneamente, distinguersi e cercare un’individuazione di Sé come Winnicott, Mahler, Bion e altri che, dagli anni ‘60 in poi, ci insegnano quanta fatica si compia a costruire la propria individualità di persona. Per i gemelli, in generale, la fatica è maggiore comunque.

Per quanto riguarda i gemelli eterozigoti, il discorso cambia: non mi sembra ci sia differenza sostanziale dai fratelli non gemelli, se non per lo svantaggio di essere nati insieme. Sono fratelli che fanno più fatica, anche da grandi, a differenziarsi, anche se certe difficoltà non sono facilmente riconoscibili. L’essere nati insieme funziona come uno imprinting psicologico che è supportato dalla convivenza: consiste nel fatto di essere insieme per sempre e, come per gli identici, può attivare un senso di soffocamento. Questo non impedisce quando si è lontano di reclamare la vicinanza. Considerando sempre la coppia dello stesso sesso naturalmente, osserviamo che in questo caso gli eterozigoti riescono a stringere una certa complicità, e i gemelli s’identificano psicologicamente l’un l’altro maggiormente dei fratelli non gemelli: tuttavia le differenze fisiche e l’interrelazione con i genitori o altri fratelli e parenti, li rende distinti sin dall’inizio, ma ben troppo poco, mentre i fratelli/sorelle, nati in periodi differenti sono differenziabili. Per gli identici, non si pone il problema della separazione in un primo tempo perché sono vistosamente uguali. Gli eterozigoti possono evidenziare difetti e pregi l’uno dell’altro: tali differenze possono attivare gelosie e invidie inconsce maggiori, rispetto a gemelli identici e fratelli non gemelli. Questo appare uno svantaggio rispetto sia per la coppia di gemelli identici, sia per quella di fratelli non gemelli.

Dott.ssa Psicologa Sabrina Franzosi e Prof. Roberto Pani  – Psicologo Bologna

 



Dott.ssa Sabrina Franzosi Psicologa Psicoterapeuta - Studio Privato in Viale Oriani, n° 39- 40137 Bologna - Tel. 339.3643877 E-Mail: info@sabrinafranzosi.it

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