Autore: vale

Cogito ergo sum. E soffro.

Aggirandomi tra i rassicuranti e caldi scaffali della Feltrinelli, mi sono imbattuta in questo libro.

Mi ha fatto sorridere, sia per il titolo che per l’immagine. E fare ‘sì’ con la testa, al suo cospetto.

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Real Time – La psicopatologia si mette in mostra

‘Ma io non voglio andare fra i matti’, osservò Alice.

Be’, non hai altra scelta’, disse il Gatto ‘Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.’ 

‘Come lo sai che sono matta?’ disse Alice. ‘Per forza,’ disse il Gatto: ‘altrimenti non saresti venuta qui.’ 

Lewis Carroll – ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’

 

Voglio spezzare una lancia a favore della televisione, ahimè.

Per quanto reputi la suddetta una cattiva compagnia, ho trovato una sfaccettatura interessante e- udite udite- costruttiva.

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Chiedimi se sono felice.

Quando la felicità ci viene incontro non è mai vestita come pensavamo. Spesso ci passa accanto silenziosa e non sappiamo riconoscerla.

Romano Battaglia

 

Voglio condividere una di quelle domande a cui probabilmente non verrò mai realmente a capo.

Ci sono grandi interrogativi su cui l’umanità si scervella da tempo immemore. C’è chi non si darà mai pace senza scoprire come gli egiziani abbiano potuto costruire le piramidi, chi non si spiega i fenomeni paranormali e chi si chiede se Jim Morrison sia ancora vivo a suonare l’ukulele alle Hawaii.

Per quanto mi riguarda, il dubbio che mi ha sempre affascinato è il dare un volto alla felicità. Perché il nome della felicità, lo sappiamo tutti qual è.

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L’amo o non l’amo? – Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione

Nella storia di ognuno di noi c’è stato un amore tormentato. Tutti abbiamo sperimentato l’incertezza dell’essere amati o meno dalla persona desiderata. Mi ama o non mi ama? Quando siamo stati alla frutta spesso abbiamo dato credito anche all’oracolo della margherita spelacchiata, in cerca di qualcosa o qualcuno che ci desse una risposta certa.

Purtroppo non si sa mai cosa passi per la testa all’altra persona e questo, a volte, ci fa perdere il senno.

Esperienza comune, ad ogni modo. Anche nelle migliori famiglie.

Ma se invece il problema fossimo noi? Se invece il problema dell’incertezza del rapporto nascesse proprio dalla nostra, di testa…come funzionerebbe? 

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Disturbi del comportamento alimentare

anoressia

Le persone che soffrono di  disturbi del comportamento alimentare  (DCA) presentano difficoltà specifiche nel rapporto con il cibo e con il proprio corpo.
La caratteristica centrale di questi disturbi è un’ eccessiva importanza nei riguardi del peso, delle forme corporee e dell’alimentazione. Ciò rende comprensibili la maggior parte degli aspetti che manifestano: il vomito auto-indotto, l’uso improprio di lassativi o di diuretici, la preoccupazione nei confronti del mangiare e l’estrema sensibilità alle modificazioni del peso e della forma corporea.
I disturbi alimentari più diffusi sono l’anoressia nervosa e la bulimia, tuttavia alcune persone soffrono di disturbi dell’alimentazione clinicamente significativi che però non soddisfano tutti i criteri diagnostici per uno di questi due disturbi: si parla di disturbi dell’alimentazione atipici; all’interno di questa categoria sembra distinguersi il Disturbo da alimentazione incontrollata o Binge eating disorder (BED).

Il DCA colpisce prevalentemente adolescenti o giovani adulti mediamente intorno ai 17 anni di età e nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze (il rapporto è di 9 ad 1, cioè su dieci persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione, nove sono di sesso femminile ed una è di sesso maschile).
italiana. 
Accade di frequente che i soggetti con questo tipo di patologia, nel corso della vita, passino da un disturbo dell’alimentazione (es. dall’anoressia nervosa alla bulimia nervosa).

 

 

ANORESSIA NERVOSA  

 

L’anoressia nervosa (AN) è, insieme alla bulimia, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare (spesso siglati  DCA). Ciò che contraddistingue l’anoressia nervosa è il rifiuto del cibo da parte della persona e la paura ossessiva di ingrassare; nelle forme più gravi possono svilupparsi malnutrizione, amenorrea (sospensione delle mestruazioni) ed emaciazione.

Questo tipo di condizione patologica si insinua prevalentemente nel genere femminile, soprattutto nelle adolescenti e nelle giovani donne, spesso comparendo come la continuazione di una dieta dimagrante. 

Nelle fasi iniziali, la persona prova una sensazione di euforia per il raggiungimento dell’obiettivo del dimagramento, tuttavia, col proseguire del calo di peso arriva a  perdere il controllo sulla propria alimentazione; il dimagrimento, così, prosegue con elevata difficoltà di arrestarlo volontariamente. 
Nonostante sia sottopeso, la persona continua a percepire come  ‘troppo grasse’ alcune parti del proprio corpo, in genere l’addome, le cosce e i glutei: per questa ragione si prodiga nella messa in atto di una serie di comportamenti finalizzati alla riduzione del peso e delle forme. Tra questi comportamenti generalmente si riscontrano: digiuni prolungati, vomito auto-indotto, uso improprio di lassativi o diuretici, riduzione del numero dei pasti al giorno e attività fisica eccessiva.
Chi soffre di anoressia nervosa, inoltre, per tenere sotto controllo il peso e le forme corporee può mettere in atto comportamenti di controllo: pesarsi di continuo, controllare le proprie forme allo specchio, misurare alcune parti del corpo, quali cosce, addome e glutei  (body check)
Alcune persone, invece, a causa delle emozioni negative suscitate dalla visione del proprio corpo (es. disgusto verso se stessi) possono  attuare  alcune condotte di evitamento del controllo del proprio peso o della propria immagine corporea: per questo motivo alcune ragazze con questo disturbo evitano, ad esempio, di passare davanti allo specchio, di pesarsi e di guardarsi nel riflesso delle vetrine. Chi presenta anoressia nervosa può avere, infatti, pensieri del tipo: ‘Il mio corpo mi nausea!’, ‘Non sopporto di guardarmi allo specchio!’, ‘Sono gonfia!’.

Con il passare del tempo, in seguito alla denutrizione, si può strutturare una vera e propria ossessione per il cibo. I soggetti con anoressia nervosa possono pensare ad esso quasi tutto il giorno, non è raro infatti trovare ragazze con anoressia nervosa che amano cucinare per i familiari, parlare continuamente di cose da mangiare o leggere libri sulla composizione degli alimenti; si possono, inoltre, sviluppare dei veri e propri rituali stereotipati come contare le calorie, mangiare lentamente e sminuzzare il  cibo prima di ingerirlo. 
Le ragazze che soffrono di questo disturbo, inoltre, presentano generalmente un elevato isolamento sociale, in quanto tendono ad evitare qualsiasi situazione in cui debbano mangiare davanti ad altre persone (es. cene con amici, feste), al contrario sembrano essere molto interessate allo studio e, naturalmente, all’attività fisica. 
I livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo: la perdita di peso viene considerata, infatti, come segno del proprio valore personale e della propria forza, mentre l’aumento di peso viene percepito come un’inaccettabile perdita delle capacità di controllo e la dimostrazione tangibile della propria inadeguatezza.

 

BULIMIA NERVOSA

 

la dott.ssa psicologa Sabrina Franzosi descrive il fenomeno della bulimiaLa bulimia è, insieme all’anoressia nervosa, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare ed è caratterizzato da episodi in cui il soggetto sente un bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento e seguiti da forti sensi di colpa e vergogna.

Questi episodi vengono comunemente chiamati ‘abbuffate’ e lo stato d’animo associato spesso è duplice: se da una parte il soggetto esperisce una sensazione di benessere simile a quello derivato dall’uso di sostanze, subito dopo la conclusione dell’abbuffata la persona è tormentata da vergogna, disagio, disgusto, depressione, sensi di colpa e crollo dell’autostima. Successivamente a questi episodi, la persona bulimica tende a ricorrere a diversi metodi ‘riparatori’, sia per riuscire a non metabolizzare gli alimenti ingeriti per non acquisire peso, sia per cercare di lenire i sensi di colpa che ne derivano. Le cosiddette condotte di compensazione possono essere: il vomito autoindotto, l’utilizzo di lassativi, purghe, digiuni e intenso esercizio fisico.

Questi episodi si verificano regolarmente (almeno due volte a settimana per tre mesi). Come nel caso dell’anoressia, anche nella bulimia il livello di autostima è profondamente influenzato dal peso (che spesso rimane comunque nella norma) e dalla forma corporea.

Nella maggior parte dei casi è possibile osservare che gli episodi bulimici vengono scatenati da alterazioni dell’umore, stati d’ansia o stress. In alcuni casi gli episodi bulimici possono anche essere programmati anticipatamente, come una sorta di rituale.

Il disturbo compare solitamente nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, in prevalenza in soggetti di sesso femminile, durante o successivamente ad una dieta restrittiva causata dal sovrappeso. In concomitanza con la bulimia possono presentarsi depressione, disturbi d’ansia, tendenza all’abuso di sostanze, promiscuità e disturbi di personalità. Tale combinazione di comportamenti può rispecchiare impulsività o mancanza di autocontrollo, caratteristiche che appaiono essere rilevanti nell’insorgenza di questo disturbo. Generalmente esso si manifesta in modo intermittente con frequenti ricadute.

 

[Per maggiori informazioni riguardo alle modalità di ricevimento o una problematica ben precisa è possibile contattarmi gratuitamente al numero 339 36.43.877; si garantisce la massima riservatezza]

 

Dott.ssa Psicologa Psicoterapeuta Sabrina Franzosi – Psicologo Bologna e Molinella

 

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Shopping compulsivo

Il soggetto prova un desiderio compulsivo di fare acquisti; nella maggior parte dei casi si tratta di donne giovani che, inizialmente comprano per il piacere che si ricava da un nuovo acquisto, e in seguito, riportano uno stato di tensione crescente fino a quando il desiderio di comprare diventa un impulso irrefrenabile. In seguito all’acquisto compulsivo di oggetti d’ogni tipo [che il più delle volte vengono messi da parte, regalati o buttati via] si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna.

Dipendenza da sesso

Il soggetto sperimenta una necessità patologica ossessiva di avere rapporti sessuali o comunque di pensare al sesso; comporta un’attitudine dell’uomo o della donna a essere pronti, in qualsiasi luogo e con qualsiasi persona, ad avere rapporti sessuali  oppure a praticare atti di masturbazione, esibizionismo e voyeurismo. Per colui che ne soffre, potrebbero prima o poi deteriorarsi i rapporti affettivi e relazionali, compromettendo di conseguenza altre sue attività quotidiane e sociali.

 

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Dott.ssa Sabrina Franzosi – Psicologo Bologna

Internet dipendenza

L’individuo trascorre la maggior parte del suo tempo navigando on line, andando a compromettere seriamente le sue abituali occupazioni e alienandosi sempre di più dai rapporti interpersonali.

Ci sono diverse forme in cui la dipendenza può manifestarsi, a seconda del contenuto dei siti in questione:

  • Dipendenza cybersessuale  [o dal sesso virtuale]: gli individui che ne soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all’utilizzo e al commercio di materiale pornografico online, o sono coinvolti in chat-room per soli adulti. La stessa può accompagnarsi a masturbazione compulsiva.
  • Dipendenza ciber-relazionale [o dalle relazioni virtuali]: gli individui che ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni online. Gli amici online diventano rapidamente più importanti per l’individuo, spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici reali..
  • Net Gaming: la dipendenza dai giochi in rete comprende una vasta categoria di comportamenti, compreso il gioco d’azzardo patologico, videogame, shopping compulsivo e il commercio on line compulsivo.
  • Sovraccarico cognitivo: la ricchezza dei dati disponibili sul web ha creato un nuovo tipo di comportamento compulsivo per quanto riguarda la navigazione e l’utilizzo dei database disponibili su Internet. Gli individui trascorreranno sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca di informazioni di diversa natura, saltando compulsivamente da un sito all’altro, senza nemmeno riuscire ad immagazzinare tutto ciò che leggono.o.
  • Gioco al computer: negli anni ‘80 giochi quali il solitario e il campo minato furono programmati nei calcolatori ed i ricercatori scoprirono che il gioco ossessivo sul computer era diventato un problema nelle strutture organizzate, dato che gli impiegati trascorrevano la maggior parte del giorno a giocare piuttosto che a lavorare. Questi giochi non prevedono l’interazione di più giocatori e non sono giocati in rete.

Gioco d’azzardo patologico

Il giocatore patologico mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco d’azzardo, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, la somma spesa nel tentativo di recuperare le perdite, trovandosi ad investire più delle proprie possibilità economiche e a trascurare i normali impegni della vita per dedicarsi al gioco. I giochi che sono coinvolti più spesso in questa patologia sono: slot machine da bar, videopoker, lotterie istantanee [gratta e vinci, Win for Life, ecc].

Per approfondimenti:

Vaginismo

Sul versante corporeo il disturbo consiste in una contrazione riflessa e involontaria dei muscoli del perineo, della vulva e dell’orifizio vaginale talmente massiccia da impedire la penetrazione necessaria al rapporto sessuale e spesso ad una normale visita ginecologica; il processo di reattività corporea che caratterizza il vaginismo potrebbe essere paragonato al riflesso dell’occhio che chiude la palpebra quando un oggetto viene avvicinato ad esso.

Per quanto riguarda il versante psicologico, si riscontra un vissuto fobico e di evitamento nei confronti dell’atto sessuale.

La maggior parte delle donne che soffrono di vaginismo presentano un’intatta eccitazione sessuale e possono tranquillamente raggiungere l’orgasmo attraverso la stimolazione del clitoride. Purtroppo i partner delle donne affette da vaginismo spesso possono essere indotti a pensare che le loro compagne non provino attrazione sessuale, quando invece sono scoraggiate dal dolore che insorge ogni volta che viene tentata una penetrazione.

In questo tipo di disturbo le cause sono quasi totalmente psicologiche : possono essere presenti ricordi traumatici legati ai primi tentativi di penetrazione, esperienze passate di abuso sessuale e più in generale caratteristiche della storia di vita sessuale della donna. In un’alta percentuale di casi, tuttavia, l’origine del vaginismo è indipendente da esperienze vissute nel passato e si associa invece a caratteristiche individuali riguardanti la gestione delle emozioni e un rapporto inibito con la propria corporeità. Non sono da sottovalutare nemmeno alcune idee che vengono fissate durante la crescita da un’educazione troppo rigida nei confronti del sesso.

Disfunzione erettile

Questo disturbo, il più delle volte chiamato con il terribile termine ‘impotenza’, riguarda l’incapacità del soggetto di sesso maschile a raggiungere e/o mantenere un’erezione sufficiente a condurre un rapporto soddisfacente. Può essere distinto in primario (il disturbo è sempre stato presente, fin dall’inizio della vita sessuale della persona), o secondario (il disturbo sopravviene in un secondo tempo, dopo un periodo di attività sessuale normale). Ancora, è definito generalizzato se è presente sempre e situazionale se lo è solo in certe occasioni.

Le cause della disfunzione erettile possono riguardare numerosi fattori fisici e psicologici, spesso concomitanti e in interazione reciproca:

  • cause psicologiche : ansia, depressione, ma anche lo stress. In molti casi si può notare un legame tra la disfunzione erettile e la difficoltà nel riconoscere ed esprimere le proprie emozioni. Un ruolo centrale è assunto dalla cosiddetta “ansia da prestazione” che determina un effetto inibitorio sulle erezioni ed è frequente nei giovani alle prime esperienze sessuali o dopo il verificarsi di un primo fallimento nei rapporti sessuali. Un’ altra causa può essere riconosciuta nella scarsa intesa col partner.

 

  • cause organiche: di tipo endocrino, di tipo vascolare, di tipo neurologico, legati a malattie croniche, derivanti dall’uso di farmaci

Accanto alle cause ci sono diversi stili di vita che possono aggravare la situazione, i cosiddetti fattori di rischio: l’età, il fumo, il consumo cronico di alcol e droghe, la mancanza di esercizio fisico, elevati valori di colesterolo e l’obesità.

 

[Per maggiori informazioni riguardo alle modalità di ricevimento o una problematica ben precisa è possibile contattarmi gratuitamente al numero 339 36.43.877; si garantisce la massima riservatezza]

 

Dott.ssa Sabrina Franzosi – Psicologo Bologna

Desiderio sessuale ipoattivo

Il disturbo è caratterizzato da una mancanza o assenza di fantasie sessuali e desiderio di attività sessuale per un periodo di tempo. Per essere riconosciuto come tale deve causare un forte disagio alla persona, preoccupazione o difficoltà nei rapporti interpersonali, se non addirittura angoscia, afflizione, depressione e scarsa autostima.

Ci sono vari sottotipi di desiderio sessuale ipoattivo: può essere generale (mancanza di desiderio sessuale generalizzato) o situazionale (mancanza di desiderio sessuale solo per il partner). Inoltre può essere acquisito (iniziato dopo un periodo di normale sessualità) o congenito (la persona non ha mai avuto desiderio sessuale fin dalla nascita).

Possibili cause del desiderio sessuale ipoattivo comprendono:

  • fattori organici: problemi ormonali, uso di determinati farmaci
  • fattori psicologici: ansia, stress, mancanza di fiducia, depressione, difficoltà a stare nell’intimità

 

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Dott.ssa Sabrina Franzosi Psicologa Psicoterapeuta - Studio Privato in Viale Oriani, n° 39- 40137 Bologna - Tel. 339.3643877 E-Mail: info@sabrinafranzosi.it

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