Credere alle favole nuoce gravemente alla salute.


Nel mondo della psicoterapia si sta facendo sempre più strada l’idea che non sia il nucleo della nostra sofferenza a dover essere risolto, bensì che debba essere modificato il nostro approccio alla sofferenza stessa.

 

Fin da nonno Freud, passando per il papà comportamentista Skinner e arrivando allo zio cognitivo Beck, ma anche al cugino Ellis, il motore della psicoterapia è sempre stato quello di trovare l’origine della sofferenza e cercare di rimuoverla, che fosse attraverso la ri-elaborazione di relazioni infantili o la modificazione dell’ambiente o la modificazione delle nostre valutazioni sul mondo intorno ed interno.

Ma ora, come dicevo, c’è una rivoluzione in atto. Si cerca di non rimuovere più il pensiero foriero di malessere, ma di distaccarci il più possibile da esso, senza farci coinvolgere ed avviluppare totalmente da esso. Si cerca di fargli spazio, di accettarlo. Si cerca di renderlo un coinquilino sgradevole con cui convivere, ma che tanto rimane nella sua stanza la maggior parte del tempo, vedendolo passare ogni tanto per andare in cucina.

Ci è passato davanti, l’abbiamo ignorato. Non ci piace, ma non ci causa [troppa] sofferenza.

Questa rivoluzione è portata avanti dalle cosiddette terapie di terza generazione, dove le principali correnti sono quelle dell’ ACT [Acceptance and Commitment Therapy] e della Mindfullness.

Soffermandoci sull’ACT, un punto molto innovativo di questo approccio è senza dubbio la messa in discussione di alcune credenze che si sono incistate dentro di noi.

Una su tutte: la felicità. Ci hanno insegnato un sacco di cose, il cinema e gli stereotipi tramandati dalla nostra cultura Occidentale ci hanno abituati a determinati clichè di vita valevole che se non ritroviamo nella nostra esperienza, ci fanno sentire dei falliti.

L’ ACT le chiama ‘favole’ e sono queste le favole a cui dobbiamo smettere di credere se vogliamo avere una visione realistica della felicità e del suo rovescio della medaglia: la sofferenza.

 

Favola N°1 La felicità è la condizione naturale degli esseri viventi

La nostra cultura occidentale si ostina a sostenere che l’uomo sia felice per natura. Un adulto su dieci tenta il suicidio e uno su cinque soffre di depressione. Ognuno di noi ha il 30% di probabilità di incorrere in un disturbo psichiatrico nel corso della propria vita. Aggiungiamo momenti difficili dovuti a separazioni, lutti, stress lavorativo, crisi di mezza età, problemi relazionali, isolamento sociale.

 Favola N°2 Se non sei felice, hai qualcosa che non va

La società Occidentale ritiene che la sofferenza mentale sia anormale=>ciò significa che quando inevitabilmente abbiamo emozioni o pensieri dolorosi spesso ci rimproveriamo per la nostra debolezza o stupidità. Sono i normali processi di pensiero di una mente sana che conducono alla sofferenza psicologica! La mente sta soltanto facendo quello che l’evoluzione l’ha portata a fare.

Favola N°3  Per avere una vita migliore dobbiamo sbarazzarci dei sentimenti negativi

La nostra società spesso ci dice di eliminare le emozioni ‘negative’ e di fare il pieno di quelle ‘positive’. Ecco l’inghippo => le cose che generalmente nella nostra vita rivestono il ruolo più importante implicano un’intera gamma di sentimenti, sia piacevoli che spiacevoli. Es. una relazione sentimentale stabile farà provare sensazioni stupende come l’amore e la gioia, ma darà inevitabilmente anche delusioni e frustrazioni.

Favola N°4 Dovresti essere capace di controllare ciò che pensi e ciò che provi 

Non è che non abbiamo alcun controllo, è che ne abbiamo molto meno di quanto gli esperti vorrebbero farci credere. Tecniche volte al controllo del pensiero possono farci stare meglio nel breve termine, ma nel lungo periodo, tuttavia, non ti liberano affatto dai pensieri negativi. Al contrario, possiamo fare molto per controllare le nostre azioni

 

Bibliografia

R. Harris (2010) La trappola della felicità – Erickson

 

 Dott.ssa Psicologa Sabrina Franzosi – Psicologo Bologna e Molinella

 

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Dott.ssa Sabrina Franzosi Psicologa Psicoterapeuta - Studio Privato in Viale Oriani, n° 39- 40137 Bologna - Tel. 339.3643877 E-Mail: info@sabrinafranzosi.it

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